domenica 16 novembre 2008

elezioni in arrivo

e come prevedibile qualcuno comincia acercare di manipolar ei comitati per portar voti a destra e manca.
Purtroppo devo dire al mio amico Manfrin che il problema del comitato Stanga 6 e' che e' fagocitante, nel senso che disoponendo di mezzi che altri comitati si sognano, vorrebbe fare un po' troppo da leader, e questo non va bene.
A volte decide in autonomia e pone gli altri di fronte al fatto compiuto.
soprattutto a volte prende decisioni troppo politiche, e questo non e' bene.
Il Comitato Pescarotto invece e' auotnomo e non vuole portar foraggio gratis e, penso di poter affermare, pur non essendo un portavoce o un attivista, che il comitato Pescarotto si pone innanzitutto l'obiettivo di portare sotto i riflettori al situazione di abbandono del quartiere, sicuramente questo vuol dire far notare la mancanza di rispetto di zanonato e della sua gente nei nostri confronti, in modo anche evidente di quello che dovrebbe essere il presidente di quartiere mentre invece e' il "bell'antonio" che si pavoneggia, o poco piu' (diciamolo, un sedicente modello non basta a guidare un quartiere cosi' grande e impegnativo, a meno che non si voglia lasciare la zona nella condizione di sgabuzzino della citta', come ha gia' detto, e non nascosto, il sindaco).
Quindi in questo periodo ogni mossa dovrebbe essere valutata con senno e al momento mi sento di condividere l'idea di "dissentire".

dal gazzettino di Padova del 16 novembre:

A Palazzo contro la politica degli schieramenti
Manfrin: «Disgustosa la corsa a cui assistiamo per la poltrona di sindaco. E la gente è stanca di questo»
La politica non muove ancora. A poco più di sei mesi dalle prossime elezioni comunali, la scacchiera sembra sempre ferma. Con gli strateghi impegnati non tanto a preparare le mosse programmatiche, quanto a decidere chi dovrà compierle. E allora a rompere gli indugi ci prova la società civile, con alcuni dei tanti comitati che in questi mesi si sono formati nei vari quartieri per combattere degrado e insicurezza, ma soprattutto per promuovere una partecipazione fai-da-te nell'amministrazione dei loro rioni dalla quale, nonostante le promesse della giunta-Zanonato, si sono sempre sentiti esclusi. E così venerdì sera, in un ristorante dell'Arcella, a discutere del futuro della città e delle loro prossime iniziative, si sono trovati i rappresentati di dodici comitati: Stanga6, Manara, Altichiero, via Carducci, Piovego, Associazione piazza De Gasperi, Borgomagno, via Avanzo, Guicciardini, Conciapelli, via Curiel, più l'adesione da parte del comitato Portello e del Pontecorvo. Gran cerimoniere dell'iniziativa, il presidente del comitato Stanga6, Paolo Manfrin.

Manfrin, perché questo incontro?

«Ci siamo trovati per confrontarci e per fare il punto della situazione nei nostri quartieri e per quanto riguarda le nostre attività. Abbiamo capito che esiste la possibilità di intraprendere un percorso comune all'interno di uno stesso contenitore. Un unico grande comitato. E poi perché questa città ha bisogno di risposte immediate e forti».

Che la politica non sa dare?

«Il problema non è la politica, ma chi la fa. Prendiamo la cronaca delle ultime settimane. C'è una rincorsa continua al toto-candidature per la poltrona di sindaco. Si spara un nome al giorno, tra lotte intestine nei due schieramenti. È disgustoso. Eppure i politicanti sembrano ancora non aver capito che la gente è stanca delle loro beghe personali. Nessuno spende una parola per il bene di Padova. Tutti a guardare il loro tornaconto. A noi invece non interessa la spartizione delle sedie».

Però nel Palazzo volete entrarci anche voi...

«Non è detto. Quello che vogliamo è intanto formare un movimento che faccia tornare la passione per la nostra città. Un movimento per dialogare con la politica. Un movimento in grado di renderci partecipi delle scelte e non sempre e solo sudditi di chi decide per noi. E se stabilissimo di entrare nel Palazzo lo faremmo solo perché siamo stanchi di fare sala d'attesa alla corte del re di turno. Noi non abbiamo preclusioni: siamo pronti a dialogare con tutti. Ma soprattutto tutti debbono ascoltare le nostre richieste».

Che sono?

«La partecipazione in primis. Un concetto che questa amministrazione ha ben presto perso per strada. Poi la sicurezza. Chiediamo l'apertura di un laboratorio permanente sulla sicurezza in grado di permetterci un rapporto diretto con l'amministrazione comunale. Prefetto e Questore hanno capito le nostre esigenze. Il Sindaco invece ancora no».

Al tavolo di venerdì sera mancavano i rappresentanti di Comres, Sos Padova e del Pescarotto, ovvero tre dei cinque papabili cavalieri, insieme a Stanga 6 e Manara. Solo un caso?

«No. Non è solo un caso. Evidentemente c'è qualcuno tra di noi che parte già con schemi politici ben precisi e che a priori scarta l'idea di dialogare con chi non è schierato sullo stesso fronte. Però a noi la polemica non interessa. Per chi volesse tornare la porta è sempre aperta».

Matteo Bernardini

lunedì 10 novembre 2008

son tutti buchi col didietro degli altri

ebbene si', la satira e' libera finche' non tocca quesi seri e seriosi tipacci della sinistra.
ricordate d'alema e Forattini (le majusole non sono messe a caso)?
da libero.news:

No, no e poi no. Michele Santoro proprio non ha gradito l'imitazione che joe Violanti, di Rds, gli fa in radio. Lo aveva già detto due settimane fa al patron di Radio Dimensione Suono, ma siccome la parodia ha continuato ad andare in onda, il conduttore di Annozero ha ribadito il concetto nei giorni scorsi tramite i suoi avvocati e ha chiesto 2 milioni di euro di danni. Qual è il problema? Un'interferenza con il suo lavoro. Teme che non si capisca chi è l'imitatore e chi è il vero lui, visto che lo sketch in radio prevede telefonate intervista ai politici che rispondono convinti che dall'altra parte della cornetta ci sia Santoro (va detto che a fine siparietto Joe Violanti svela il trucco all'inetrlocutore).

Insomma, a Michele non piace essere preso in giro? Tutt'altro, garantisce Marco Travaglio interpellato dal Corriere della Sera: «Per come lo conosco, Santoro non è davvero un censore, Max Tortora l'ha imitato per anni, nascosto in uno scantinato a invocare Ruotolo ai tempi dell'editto bulgaro. E Michele si divertiva. Non è allergico alla satira. Adora essere preso in giro da Vauro». Da Vauro... Allora forse dipende da chi? L'imitatore è comunque allibito dal comportamento del giornalista di Annozero: «Si lamenta per un'interferenza nel suo lavoro, ci vede una sorta di sostituzione di identità. Insomma, mi pare eccessivo, da quale pulpito poi viene la predica visto che la satira della Guzzanti nella sua trasmissione non mi sembra così tenera». Insomma, libertà di satira sì ma finchè non ti tocca?