mercoledì 8 luglio 2009

ma chi sono questi imbelli?

dal Gazzettino

Attivi politicamente da anni, tutti con precedenti penali

Martedì 7 Luglio 2009,
L’incarcerato e il latitante. Massimiliano Gallob, detto "Max", friulano di 36 anni e da ieri mattina al Due Palazzi, è il portavoce del centro sociale occupato Pedro di via Ticino. In sostanza il leader dei disobbedienti padovani e il braccio destro di Luca Casarini, portavoce dei no global del Nordest. Vanta diversi precedenti penali, è stato arrestato nel dicembre del 2002 in Danimarca e nel 2003 ha scontato alcuni mesi di arresti domiciliari. Negli anni si è messo in luce per avere combattuto, anche se spesso con metodi non legali, per il diritto alla casa, per una libera istruzione (tanto infatti da avere partecipato agli scontri di Torino), contro il razzismo e in difesa dei senza tetto. In questi giorni si stava preparando per sostenere l’ultimo esame alla facoltà di Scienze Politiche. Omid Tabar Firouzi, l'iraniano di 29 anni ora latitante a Teheran, è invece il portavoce del Collettivo di Scienze Politiche. Un gruppo di studenti che lotta, anche in questo caso non sempre con azioni legali, soprattutto per il diritto allo studio. Laureato in Scienze Politiche è ora ricercatore all’Università di Urbino. Risulta invece una delle nuove leve dei disobbedienti Filippo Caporale di 23 anni, attivista del Cso Pedro e anche lui come Firouzi latitante. La Digos spera di catturarlo nelle prossime ore.
È considerato uno degli attivisti di prima linea del Rivolta, il rumeno arrestato a Padova nell’ambito dell’inchiesta sugli scontri del G8 di Torino, la quale fra gli altri ha portato in carcere anche il leader del "Pedro", Max Gallob. Da alcuni mesi, infatti, Benjamin Bandean, 24 anni, risulta domiciliato anagraficamente nel centro sociale di Marghera, proveniente dal goriziano dove risulta aver gravitato per parecchio tempo. Il suo nome risulta piuttosto conosciuto agli uffici della Digos veneziana e non solo. A suo carico ci sarebbero diverse denunce per la partecipazione a manifestazioni nel corso delle quali la polizia avrebbe rilevato condotte penalmente perseguibili. È il caso della protesta dello scorso 16 marzo davanti al municipio di Mestre in occasione della seduta del Consiglio comunale che doveva valutare l’ammissibilità o meno del referendum organizzato dall’opposizione sulla realizzazione del villaggio sinti in via Vallenari. Da una parte i "rivoltosi" guidati da Luca Casarini dall’altra gli esponenti delle formazioni di centrodestra che hanno sostenuto la raccolta della firme per la consultazione popolare su una delle questioni più dibattute in città. E i momenti di tensione non sono mancati con lanci di uova e qualche lite verbale, fino all’incontro ravvicinato fra Renato Boraso, presidente del consiglio comunale, e lo stesso Casarini, sfociato poi in una denuncia con il primo che accusa il secondo di averlo aggredito schiaffeggiandolo.
In questo scenario, dunque, si staglierebbe anche la figura di Bandean che ora risulta fra i 21 "no global" destinatari della misura di custodia cautelare, firmata dal gip di Torino a conclusione delle indagini dell'operazione battezzata "Rewind" condotta dalla Digos e coordinata dalla Direzione centrale della polizia di prevenzione. Gli agenti hanno individuato e raggiunto Bandean a Padova, nella struttura utilizzata per il Festival di Radiosherwood dove si trovava da un paio di giorni e all’interno della quale pernottava. Nell’ordinanza si contesta ai "disobbedienti" l’uso di bastoni, di estintori e il lancio di pietre e fumogeni negli scontri avvenuti il 19 maggio nella città della Mole in occasione del G8 delle università e il procuratore capo di Torino, Giancarlo Caselli, parla di "organizzazione paramilitare". Immediata la reazione dell’Onda a Venezia, con gli studenti mobilitati davanti alla Iuav: «Quello che appare chiaro - scrivono in una nota - è il meccanismo repressivo che mira a colpire il nostro movimento».

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