martedì 14 luglio 2009

vai Beppe

ecchissenefrega se per uan votla dovro' votare a sinistra, se si presenta lo voto, anche se si mescola al nulla del PD:

dal Corriere.it

MILANO - Il Pd chiude la porta a Beppe Grillo. Ai big democratici, ad eccezione di Ignazio Marino, non piace l'autocandidatura del comico genovese alla corsa per futuro leader del partito. Per questo il partito guidato da Franceschini alza un muro contro il comico. E lo fa prima da Roma con le armi della politica («il Pd non è un tram su cui si può salire all'occorrenza» spiega Giovanna Melandri, dirigente del Pd) e poi con quelle della burocrazia: in serata infatti il Pd sardo, come aveva lasciato intendere già Maurizio Migliavacca, responsabile dell'organizzazione del Partito democratico, ha respinto la richiesta di iscrizione presentata dal genovese. «Lo Statuto e il regolamento impediscono l'iscrizione di Beppe Grillo al circolo del Pd di Arzachena: per questo, è stata avviata la procedura di restituzione degli euro versati» rende noto la Commissione regionale di garanzia della Sardegna, dopo aver sentito il coordinatore del circolo territoriale di Arzachena Andrea Filipeddu. Proprio quest'ultimo aveva dichiarato di aver incontrato Grillo e di avergli consentito la compilazione della domanda di adesione al Pd, ricevendo 16 euro per il completamento della procedura.

«VADO AVANTI» - Il «muro» dei democratici non scoraggia comunque Grillo, che sembra invece sempre più disposto a portare avanti la sua operazione-Pd. «Il Pd sardo ha respinto la richiesta? Vorrà dire che la ripresenterò in continente! Peraltro la tessera praticamente ce l’ho già, ho pure pagato ben 16 euro..». Il comico genovese ci tiene, comunque, a sottolineare che non tutto il Pd gli ha chiuso la porta: «Ho visto che Adinolfi, Marino, hanno detto di essere favorevoli. Solo il "globulo" è contrario, Fassino, quelli lì... Sono straordinari!». L’obiezione del Pd, viene fatto notare a Grillo, sarebbero i requisiti previsti dallo statuto: «Ma quali requisiti deve avere uno per essere iscritto? Ho letto lo statuto, non c’è niente che impedisca la mia iscrizione, dice solo che non si possono iscrivere quelli che hanno la tessera di un altro partito. Che c’entro io? Non so, forse possono dire che sono "cattivo"! E poi, lo decide Fassino se ho i requisiti?».

MELANDRI E VIOLANTE -L'incursione di Grillo agita i democratici. Alle dure dichiarazioni dell'ex segretario dei Ds Piero Fassino di domenica contro la candidatura del comico genovese, si sono aggiunte in giornata le critiche di altri autorevoli esponenti del partito. «A Grillo vorrei dire che il Pd non è un tram su cui si può salire all'occorrenza» ha detto Giovanna Melandri. Più interlocutorio l'intervento di Luciano Violante per il quale Grillo «non è solo un comico, interpreta uno stato d’animo. La sua candidatura è il frutto della crisi del sistema politico». E lo stesso Fassino è tornato a parlare della vicenda Grillo in un videoforum su Repubblica tv: «Non c'è alcuna ragione per pensare che Grillo possa essere candidato alla segreteria del Pd». Secondo Fassino, quella del comico genovese «è una boutade», «una delle tante provocazioni di un uomo di spettacolo».

MARINO E BONINO - Il senatore Ignazio Marino, anche lui candidato alla segreteria del Pd, ha ribadito invece di non avere pregiudizi nei confronti della eventuale candidatura di Grillo alle primarie. «Seguendo le regole della democrazia, chiunque ha le carte e le firme lo può fare. Io non giudico le persone, se Grillo arriverà con una mozione strutturata e risposte concrete sui temi che preoccupano le persone che vivono nel Paese, non vedo perchè debba essere escluso». Tra i democratici, già impegnati in un infuocato avvio di campagna congressuale, l’annuncio di candidatura alla guida del partito fatto dal comico ha provocato un ulteriore dibattito sulla validità delle regole previste dallo statuto, a cominciare dalle primarie. La tesi di Marino in particolare ha riacceso la polemica rinfocolata dalla radicale Emma Bonino sulle regole per la candidatura contenute nello statuto del Pd: «Io ancora non ho capito bene - ha detto la Bonino - se le regole di questo Statuto del Pd, che ogni giorno di più risulta più pasticciato, consentono o no la candidatura di Beppe Grillo. Se lo consentono il dibattito deve essere politico, non esistono "vade retro Satana", si deve discutere di quello che propone. Grillo è abituato a lanciare anatemi e a fare monologhi, ma non è mai stato disponibile a dialoghi o confronti. Se poi parliamo del programma che Grillo ha enunciato io trovo che ci siano delle sciocchezze».

L'ALLEATO DI PIETRO - Il comico genovese comunque vanta un alleato esterno: è il leader dell'Italia dei Valori Antonio Di Pietro. Un sostegno che nel Pd fa sospettare che l'ex pm sia «il mandante» del comico, armato per agitare le acque già poco tranquille del Pd. «Vedo che molti nel Pd fanno a gara per irridere la candidatura di Grillo a segretario di quel partito, eppure il suo è l'unico programma esposto, molto più articolato delle idee che finora abbiamo sentito dagli altri candidati» ha sottolineato il leader dell'Italia dei Valori. «Il Parlamento pulito, la legge sul conflitto d'interessi, l'acqua pubblica, il no al nucleare e lo sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili, il massimo di due legislature per i parlamentari, wi-fi gratuito, l'informazione libera, con il ritiro delle concessioni televisive di Stato ad ogni soggetto politico: sono tutti punti - ha aggiunto l'ex pm - che l'IdV sta portando avanti da tempo e che, per questo, condivide. Insomma, un programma serio, concreto e che, forse, proprio per questo porta i soloni della politica a irriderlo».

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