Casini: la Puglia prima di tutto.
Già sentita, e c'era comunque un nesso con i casini
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leggo e riporto:
Proseguiremo le nostre battaglie anche nelle prossime settimane», ha aggiunto Brancaccio, che non ha escluso altri cortei durante «la tregua di Natale», cioè il periodo di stop dei cortei nella Capitale che scatterà da sabato 12 dicembre fino al 12 gennaio, frutto di un'intesa firmata in prefettura da alcune sigle sindacali e alcuni partiti politici. «Si assumeranno il rischio di vietare ogni corteo», ha concluso Brancaccio a proposito del protocollo.
e aggiungo: ma possibile che non vogliano prendersi mai una responsabilita'?
vogliono fare quello che vogliono quando vogliono e come vogliono.
ma chi li ha tirati su cosi' viziati e cosi' coglioni?
leggi l'articolo dal sito del corriere
leggo oggi che il tram padovano costato 100 milioni di euro ne ruichiede altri 5,5 di milioni, all'anno, per la cifra di 13 euro a km percorso.
mi pare una follia.
ogni km percorso dal tram costa 13 euor.
6 per la manutenzione, 3 per pagare il personale viaggiante, gli altri 4 si perdono in varie voci per un totale, apputno di 5,5 milioni l'anno, oltre 450.000 euro al mese, oltre 15 mila euro al giorno!!!!!!
una tratta di 7 km (tipo guizza centro) costa 100 euor, se non porta ogni volta 100 persone ci rimettiamo tutti.
cifre folli secondo me
rendersi ridicoli nella terza età, e' successo jeri a scalfari all'infedele. ecco il resoconto imparziale di repubblica.
da repubblica.it
[leggi tutto l'articolo]
Al Tg1 però non è andato in onda un dibattito perché era assente la voce de la Repubblica criticata dai tre direttori intervistati. Questo servizio del Tg1, per Scalfari intervenuto al telefono alla trasmissione l'Infedele di Gad Lerner, dimostra "come si manipola il consenso: si attacca una persona che non può dire la sua". Il fondatore di Repubblica si è anche detto sicuro che de Bortoli, presente nello studio tv di Lerner, non sarebbe andato al Tg1 se avesse saputo che non sarebbe stata ascoltata la voce di Repubblica. "Mi è stata chiesta una intervista", ha risposto il direttore del Corriere. Scalfari ha anche contestato una affermazione di de Bortoli secondo cui esisterebbe "un esercito" di Repubblica. "Non esiste un esercito - ha risposto Scalfari - Come de Bortoli rivendica una funzione di giornalista e basta, noi rivendichiamo una funzione di giornalisti e basta".
Scalfari definisce l'attacco di Berlusconi al Corriere "di sinistra", "una chiamata alle armi, una intimidazione a de Bortoli". E il direttore del Corriere "sbaglia a dire che non l'abbiamo mai difeso", aggiunge Scalfari ricordando un suo articolo del giugno 2003, poche settimane dopo che "de Bortoli fu costretto alle dimissioni" dal premier. "Mai avrei accettato di avere limitazioni", ha risposto de Bortoli all'ipotesi che ora, di nuovo al Corriere, avrebbe uno spazio più limitato. In chiusura, de Bortoli, sollecitato, da una domanda di Lerner, ha ammesso di avere sbagliato ad accettare l'invito di Porta a Porta in collegamento quando si discusse delle vicende private di Berlusconi. "In quelle condizioni non si partecipa al dibattito e io sono stato giustamente redarguito per non avere incalzato il premier", ha detto de Bortoli.
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e meno male che han costretti orecari della scuola a riempire la stessa piazza, sai che figura senno'
da Il giornale
"Repubblica" e "L’Unità" s’inventano 300mila presenze. A Roma va in scena la propaganda dell’opposizione: un mare di bandiere Cgil. Il Pd invita la folla alle primarie, la De Gregorio distribuisce copie del suo giornale.
leggi tutto
Un mare di bandiere, palloni e palloncini rossi della Cgil. Un bel pacco di bandiere del Pd, stagni di bandiere dipietriste. E un oceano di cappellini rossi targati Unità o Cgil. Concita ha nuovamente fregato il compagno/amico Menichini, a regalar giornali tra la folla ci sono soltanto i suoi strilloni e quelli di Repubblica. L’altro giornale del Pd, Europa, non si vede: forse teme davvero la censura. Potevano mancare gli striscioni dell’Anpi, «ora e sempre resistenza»? C’è uno striscione bianco imperioso: «Terremoto in Abruzzo - il buco dell’informazione»: oddio, è stata censurata anche l’informazione dall’Aquila e non ce ne siamo accorti. A reggere lo striscione dei «farabutti di Raitre» hanno mandato gli ascari: i mezzibusto, i Mannoni, le Venditti, i Sassoli e i Vianello sono tutti nel recinto vip del palco. Sventola qualche bandiera dei giovani repubblicani: forse anche Nucara se ne vuole andare come La Malfa. C’è lo striscione di Emergency, quello di Sinistra Critica, la Fiom, l’Arci, la Federconsumatori. La Cgil di Lugo di Romagna agita fiera i suoi cartelli, come i pensionati Cgil di Osimo, del resto. Quelli della IV Internazionale se ne fregano dell’informazione negata e del guinzaglio, con un lenzuolone rosso grande come Porta del Popolo vanno al sodo chiedendo che «governino i lavoratori».
Suona l’Orchestra di piazza Vittorio e piazza del Popolo balla: rumba, samba, vai col tango. Sono le 15.20 e il sole picchia. Meno male che hanno i cappellini di Concita e di Epifani, anch’egli nel recinto dei panda, però ridente e soddisfatto. Nella folla prevalgono gli accenti toscani ed emiliani. Gran bei pullman, ha organizzato la cinghia di trasmissione. Dal palco annunciano che son 150mila, poi 200 e infine 300mila. Come sempre, gli organizzatori sono presi dalla vertigine dei numeri, ma questa piazza quando è colma ne tiene 60mila. Che non son pochi, per una manifestazione organizzata da giornalisti liberi e resistenti, che però son racchiusi tutti quanti nel backstage. [continua]
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Francoforte - Il grido d'allarme di Marchionne. L’amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne, auspica che gli incentivi all’auto vengano rinnovati anche nel 2010 "per il bene del Paese, altrimenti sarebbe disastroso" dice al Salone dell’Auto di Francoforte.
Scajola apre "La prosecuzione degli incentivi al settore auto è una cosa auspicata e auspicabile, anche se è prematuro parlarne". Questa la replica del ministro dello Sviluppo Economico, Claudio Scajola, a margine di un’audizione alla Camera, commentando l’auspicio formulato stamani dell’ad di Fiat. Poi scandisce i tempi: "Alla fine di novembre, quando avremo i dati finali, valuteremo di concerto con gli altri paesi europei se proseguire con gli incentivi per l’auto".
Lo strumento ha funzionato Secondo il ministro, analizzando la questione della proroga degli incentivi al comparto auto per il 2010, bisogna tenere conto dei risultati di quelli erogati per l’anno 2009 e valutare in particolare tre fattori: "Gli aiuti al settore dell’auto hanno dato risultati molto soddisfacenti in Italia, migliori che in altri Paesi perchè sono stati ben mirati". In secondo luogo, ha proseguito Scajola, dal punto di vista finanziario "c’è stato un rientro, fra Iva e riduzione delle emissioni, che riducono il conto da pagare all’Europa". Infine, "la riduzione degli incidenti col nuovo parco auto". Questi tre fattori, ha aggiunto, "ci fanno dire che lo strumento ha funzionato e, quando avremo i dati finali a fine novembre, valuteremo di concerto con gli altri Stati dell’Unione Europea quella che oggi è una cosa auspicabile e auspicata, quella di proseguire con gli incentivi. Ma è prematuro parlarne, valuteremo con attenzione al momento dovuto".
Quota 6 milioni "Fiat, da sola con Chrysler, raggiungerà l’obiettivo di 5,5-6 milioni di vetture" spiega Marchionne parlando ai giornalisti a margine del Salone dell’Auto di Francoforte. Il manager ha aggiunto che il piano industriale di Chrysler sarà presentato a novembre e che la ristrutturazione del gruppo americano è un processo lento ma sono attesi miglioramenti significativi nel 2010. Sul fronte Opel, "io ho chiuso totalmente", è stata la risposta di Marchionne ai cronisti.
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beh... ora solo due parole, ma ci tornero' su.
ho rivisto da poco, ho finito in realta' 2 minuti fa, la serie "the Black Donnellys" e sono abbastanza incazzato. Ma come, ci riempiono di mamme per amico angel e donne bioniche e cronache idiote di sara, serie di cui non sente necessita' nessuno e questa serie molto bella viene troncata cosi'?
ora sbollo, ma ci tornero' su.
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sto ascoltando il tg3.
prima notizia il respingimento di altri immigrati, e via servizi sulle povere donne incinte imbarcate (se c'erano) e sulla solidarieta' che dobbiamo nutrire e quanto bravi sarebbero a sinistra e la chiesa se decidessero loro che mondo sarebbe.
secondo servizio a difesa di Boffo, ma dico io e' vero o no che ha patteggiato una condanna per molestie, lui non lo nega, non puo', nessuno lo nega, solo che e' schifoso l'attacco del giornale, ma se repubblica del gossip ha fatto un modo nuovo di inventare le notizie...
poi l'influenza A, che sta stupida, non vuole diffondersi, poi una legge speciale per tutelare i gay... ma e' un telgiornale questo?
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altro che sfoltire le carceri, bisognerebbe costruirne di piu', ma che discorsi, che cosa vuol dire sicurezza, certezza della pena per queste persone?
da gazzettino.it
Giustizia:
sfoltire le carceri
per scongiurare
nuovi indulti
di Leopoldo Marcolongo *
Giovedì 20 Agosto 2009,
Ogni comunità per reggersi ha bisogno di leggi, delle quali la giustizia si incarica di garantire il rispetto, punendo i trasgressori. In tal modo il concetto di legge è indissolubilmente legato al concetto di pena, la quale però deve avere in sé il fine primario della riabilitazione (art. 27, terzo comma, della Costituzione della Repubblica Italiana, che recita: "Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato")
La privazione della libertà mira non all’annientamento del reo, ma al ripristino dei principi che il delitto ha offeso. Questi presupposti trovano un fondamento sull’idea che il colpevole, oltre che pentirsi, possa modificare profondamente la propria personalità, specie se aiutato attraverso un piano di rieducazione.
Il pianeta carcere è salito prepotentemente alle cronache in questi ultimi anni per i problemi di sovraffollamento, attualmente peggiore del 2006, prima dell’indulto (quando ne uscirono 27.000), per i suicidi, per la prevalenza dirompente di detenuti stranieri e di detenuti in attesa di giudizio (più della metà). La drammatica emergenza dei numeri: dai 31.000 detenuti del 1991 siamo arrivati quasi ai 64.000 attuali, con 1.000 nuovi arrivi al mese. E’ una realtà che ci sta sfuggendo di mano.
Una pesante incidenza sul sovraffollamento riveste l’attuale sistema sanzionatorio, tutto incentrato sulla pena detentiva come risposta alla violazione della norma penale. Un simile sistema sconta tutta la sua inefficacia. La detenzione è inefficace nel dissuadere dal commettere futuri delitti, mentre l’applicazione di misure alternative al carcere risulta essere decisamente più efficace: i recidivi fra gli affidati al servizio sociale sono pari al 19%, mentre fra coloro che scontano la pena interamente in carcere i recidivi sono il 68 per cento. Una mentalità di “tolleranza zero” e di “insicurezza percepita” di alcuni Sindaci, nonostante il Ministro dell’Interno abbia affermato che i reati sono in calo, preme sul ricorso al carcere per liberarsi dei cittadini scomodi.
Togliendoli dal proprio territorio e mandandoli in una “discarica sociale”, non rendendosi conto che, scontata la pena, questi ritornano. Il problema è che molti Sindaci spesso non conoscono la realtà carceraria, pochi hanno visitato un carcere, molti non sanno neppure dove sia localizzato.
Affrontare il problema solo sotto l’aspetto dell’ordine pubblico non sembra sufficiente e anche non conveniente. Considerarlo invece come un problema sociale è più vantaggioso per la collettività. Se non è possibile svuotare quel grande “condominio” della città dove sono ristretti i carcerati perché quelli pericolosi bisogna necessariamente tenerli rinchiusi, almeno si può creare qualche opportunità in più a chi ha sbagliato, ma dimostra con i fatti che può ritornare nella sua comunità, perché nessun uomo nasce delinquente. Un recupero che metta insieme il mondo delle Associazioni, le Cooperative, i Centri Servizi per il Volontariato, il mondo del lavoro, le Istituzioni per ricreare autostima e dignità negli ex-detenuti. Gli Enti locali possono contribuire molto al progetto perché la certezza della pena non è incompatibile con il recupero e il reinserimento socio-lavorativo dei detenuti.
La previsione di nuove carceri e l’ampliamento di quelle esistenti è solo un bluff e poi mancano già ora guardie carcerarie e personale educativo e neanche il rimpatrio dei carcerati stranieri è una cosa semplice in tempi brevi.
Bisogna fare presto a sfoltire le carceri perché la situazione è intollerabile e illegale, altrimenti, voglia o non voglia, bisognerà fare un nuovo indulto.
Leopoldo Marcolongo
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e i radicali, ma non solo, che vanno a vedere come sta la gente in carcere, e i giornalisti prezzolati che lamentano le condizioni indegne deu carcerati, tutto giusto, tutto degno, ma poi con qaule scopo si fanno queste gite? o si costruiscono carceri, o si fa un altro indulto, e visto il successo del precedente penso si possa tranquillamente dire che l'unica soluzione e' costrujire altre carceri.
Allora, invece di andare, giustamentre, solo in giro per prigioni che si trovino in aula questi onorevoli e votino per l'edilizia carceraria, o no?
leggi l'articolo prezzolato
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come al solito i commercianti se ne foittono di tjutti e pensan solo a loro, la gente perde il posto del alvoro ma dovrebbe andare a riempire comunque le loro tasche, e se per risparmiare va alcentroi commerciale o all'IKEA a loro non sta bene e ce lo volgiono impedire.
Si sono arricchiti per anni sempre piangendo il morto e ora che la gente e' in cassa integrazione e risparmi quanto puo' questi vorrebbero pujre impedirci di andare al centro commerciale.
da gazzettino.it
Venerdì 14 Agosto 2009, «La ripresa a settembre si presenta tra le più difficili degli ultimi anni». Ad affermarlo è Nicola Rossi, presidente di Confesercenti che aggiunge: «Il commercio e più in generale il settore dei servizi alla persone, vivrà un autunno di particolare gravità. Secondo le stime del nostro osservatorio [continua la lettura]
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guzzanti si leva l'ultima pellicola di dignita'. che si stia
preparando al salto della quaglia?
mah... chissa' se funziona davvero.
Ne parla Grillo:
http://www.biowashball.ch/
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ecchissenefrega se per uan votla dovro' votare a sinistra, se si presenta lo voto, anche se si mescola al nulla del PD:
dal Corriere.it
MILANO - Il Pd chiude la porta a Beppe Grillo. Ai big democratici, ad eccezione di Ignazio Marino, non piace l'autocandidatura del comico genovese alla corsa per futuro leader del partito. Per questo il partito guidato da Franceschini alza un muro contro il comico. E lo fa prima da Roma con le armi della politica («il Pd non è un tram su cui si può salire all'occorrenza» spiega Giovanna Melandri, dirigente del Pd) e poi con quelle della burocrazia: in serata infatti il Pd sardo, come aveva lasciato intendere già Maurizio Migliavacca, responsabile dell'organizzazione del Partito democratico, ha respinto la richiesta di iscrizione presentata dal genovese. «Lo Statuto e il regolamento impediscono l'iscrizione di Beppe Grillo al circolo del Pd di Arzachena: per questo, è stata avviata la procedura di restituzione degli euro versati» rende noto la Commissione regionale di garanzia della Sardegna, dopo aver sentito il coordinatore del circolo territoriale di Arzachena Andrea Filipeddu. Proprio quest'ultimo aveva dichiarato di aver incontrato Grillo e di avergli consentito la compilazione della domanda di adesione al Pd, ricevendo 16 euro per il completamento della procedura.
«VADO AVANTI» - Il «muro» dei democratici non scoraggia comunque Grillo, che sembra invece sempre più disposto a portare avanti la sua operazione-Pd. «Il Pd sardo ha respinto la richiesta? Vorrà dire che la ripresenterò in continente! Peraltro la tessera praticamente ce l’ho già, ho pure pagato ben 16 euro..». Il comico genovese ci tiene, comunque, a sottolineare che non tutto il Pd gli ha chiuso la porta: «Ho visto che Adinolfi, Marino, hanno detto di essere favorevoli. Solo il "globulo" è contrario, Fassino, quelli lì... Sono straordinari!». L’obiezione del Pd, viene fatto notare a Grillo, sarebbero i requisiti previsti dallo statuto: «Ma quali requisiti deve avere uno per essere iscritto? Ho letto lo statuto, non c’è niente che impedisca la mia iscrizione, dice solo che non si possono iscrivere quelli che hanno la tessera di un altro partito. Che c’entro io? Non so, forse possono dire che sono "cattivo"! E poi, lo decide Fassino se ho i requisiti?».
MELANDRI E VIOLANTE -L'incursione di Grillo agita i democratici. Alle dure dichiarazioni dell'ex segretario dei Ds Piero Fassino di domenica contro la candidatura del comico genovese, si sono aggiunte in giornata le critiche di altri autorevoli esponenti del partito. «A Grillo vorrei dire che il Pd non è un tram su cui si può salire all'occorrenza» ha detto Giovanna Melandri. Più interlocutorio l'intervento di Luciano Violante per il quale Grillo «non è solo un comico, interpreta uno stato d’animo. La sua candidatura è il frutto della crisi del sistema politico». E lo stesso Fassino è tornato a parlare della vicenda Grillo in un videoforum su Repubblica tv: «Non c'è alcuna ragione per pensare che Grillo possa essere candidato alla segreteria del Pd». Secondo Fassino, quella del comico genovese «è una boutade», «una delle tante provocazioni di un uomo di spettacolo».
MARINO E BONINO - Il senatore Ignazio Marino, anche lui candidato alla segreteria del Pd, ha ribadito invece di non avere pregiudizi nei confronti della eventuale candidatura di Grillo alle primarie. «Seguendo le regole della democrazia, chiunque ha le carte e le firme lo può fare. Io non giudico le persone, se Grillo arriverà con una mozione strutturata e risposte concrete sui temi che preoccupano le persone che vivono nel Paese, non vedo perchè debba essere escluso». Tra i democratici, già impegnati in un infuocato avvio di campagna congressuale, l’annuncio di candidatura alla guida del partito fatto dal comico ha provocato un ulteriore dibattito sulla validità delle regole previste dallo statuto, a cominciare dalle primarie. La tesi di Marino in particolare ha riacceso la polemica rinfocolata dalla radicale Emma Bonino sulle regole per la candidatura contenute nello statuto del Pd: «Io ancora non ho capito bene - ha detto la Bonino - se le regole di questo Statuto del Pd, che ogni giorno di più risulta più pasticciato, consentono o no la candidatura di Beppe Grillo. Se lo consentono il dibattito deve essere politico, non esistono "vade retro Satana", si deve discutere di quello che propone. Grillo è abituato a lanciare anatemi e a fare monologhi, ma non è mai stato disponibile a dialoghi o confronti. Se poi parliamo del programma che Grillo ha enunciato io trovo che ci siano delle sciocchezze».
L'ALLEATO DI PIETRO - Il comico genovese comunque vanta un alleato esterno: è il leader dell'Italia dei Valori Antonio Di Pietro. Un sostegno che nel Pd fa sospettare che l'ex pm sia «il mandante» del comico, armato per agitare le acque già poco tranquille del Pd. «Vedo che molti nel Pd fanno a gara per irridere la candidatura di Grillo a segretario di quel partito, eppure il suo è l'unico programma esposto, molto più articolato delle idee che finora abbiamo sentito dagli altri candidati» ha sottolineato il leader dell'Italia dei Valori. «Il Parlamento pulito, la legge sul conflitto d'interessi, l'acqua pubblica, il no al nucleare e lo sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili, il massimo di due legislature per i parlamentari, wi-fi gratuito, l'informazione libera, con il ritiro delle concessioni televisive di Stato ad ogni soggetto politico: sono tutti punti - ha aggiunto l'ex pm - che l'IdV sta portando avanti da tempo e che, per questo, condivide. Insomma, un programma serio, concreto e che, forse, proprio per questo porta i soloni della politica a irriderlo».
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Per essere comprese le barzellette dal numero 11 in poi richiedono di conoscere quel poco di matematica che conosce un ingegnere: per questo sono colorate.
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Questo il comunicato rilasciato dall’Università dopo l’incontro avvenuto ieri mattina tra il Rettore Vincenzo Milanesi e una delegazione di manifestanti.
Il Rettore dell’Università di Padova ha incontrato oggi una delegazione di studenti che hanno chiesto di parlargli in relazione all’inchiesta giudiziaria della Magistratura di Torino sui fatti avvenuti in quella città in occasione del G8 delle Università svoltosi nelle scorse settimane.
Il Rettore, ascoltate le posizioni espresse dagli studenti, ha ribadito la propria ferma convinzione sulla necessità di un rispetto pieno della legalità da parte di ciascuno come condizione di un dialogo costruttivo tra studenti ed istituzione universitaria.
A tale dialogo l’Ateneo non si è mai sottratto nel corso dell’intero anno accademico, proprio perché il movimento studentesco, ampio ed articolato nella sua composizione, che si è formato contro i provvedimenti governativi sull’università, ha saputo mantenere qui a Padova la propria azione di protesta e di contestazione rigorosamente entro i limiti della legalità.
Se episodi e fatti specifici imputabili a singole persone sono stati compiuti durante le manifestazioni a Torino, è giusto e naturale che la Magistratura, in uno stato democratico, svolga le indagini e promuova le azioni di sua competenza.
Mentre ribadisce la sua piena fiducia nella Magistratura e nelle forze dell’ordine, il Rettore è certo che i procedimenti giudiziari in atto si concluderanno nel più breve tempo possibile e nel rispetto pieno dei diritti individuali di ciascun cittadino, per il quale vale comunque la presunzione di innocenza fino alla conclusione dei diversi gradi del giudizio.
Il Rettore ha conclusivamente ribadito la propria convinzione che episodi e fatti specifici non possano e non debbano essere enfatizzati e strumentalizzati per via mediatica con l’effetto di creare tensioni all’interno degli Atenei italiani, che già tanti problemi si trovano ad affrontare e risolvere in questi anni difficili e tormentati per il sistema universitario e per l’intero Paese.
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quelli dell'onda anormale:
LO STRISCIONE - "Un’altra volta un’altra onda - Voi il fallimento del presente, noi l’anomalia del futuro".
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se lo dice Bersani (che peraltro e' uno dei pochi stimabili nonostante sia apoggiato da dalema)
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difficile la gestione del post "vittoria elettorale" franceschiniana (ormai pirro e' considerato un dilettante)
dal corriere.it:
Dice Piero Fassino, ex dalemiano pro-Franceschini: «Perché D’Alema si definisce uno statista e ha paura della Serracchiani?» e «perché (i dalemiani- bersaniani, ndr) hanno paura delle primarie?». Dice il dalemiano Pierluigi Bersani, pro-Bersani: «Basta con la storia dei signori delle tessere. Un partito senza tessere, che c... di partito è?». Nel Pd ci si insulta da settimane, gente perbene usa parolacce. Ex e non-ex si sono rimescolati in tre fazioni; e la litigiosità precongresso è intensa, e pubblica. Di volta in volta gli «altri» sono dei Gattopardi, dei soci di bocciofile disorganizzate, dei vecchi notabili cattivi, degli svaporati. E’ un «confronto franco», come auspicato da Dario Franceschini.
Molto franco, più che un’«alternativa culturale al berlusconismo», pare un’alternativa a Uomini e Donne di Canale 5. Chissà come faranno i partecipanti a ricompattarsi a fine ottobre. Perché entro il 10 i tesserati sceglieranno tre candidati; e poi, il 25, alle primarie, potranno votare tutti i simpatizzanti (negli Usa si fa il contrario; ma così è più divertente, forse). E già ora ci si attacca con passione, più che da partito a vocazione maggioritaria, da Sinistra Arcobaleno post-tracollo (e c’è chi si preoccupa, da lì son nati circa seicento micropartiti). E si discute su alcune aree tematiche, come: YouDario e gli altri Franceschini si è candidato con un videomessaggio: «Per cambiare. Per non riconsegnare il partito a quelli che c’erano prima di me». YouDario ha «stupito e dispiaciuto» dalemiani come Barbara Pollastrini: «Scarso stile ».
E’ rimasto male anche D’Alema. Domenica ha detto: «E’ un vertice modesto se fa la guerra alle grandi personalità (come D’Alema, ndr) del partito, altro che innovatore». E gli amici americani di D’Alema si sono sganasciati sulle primarie Pd. Intanto Luciano Violante, aveva già attaccato: «Neanche in una bocciofila il segretario viene eletto da chi passa di lì, bisogna cambiare lo statuto». E via così. Caccia al perdente Secondo i dalemiani-bersaniani, il perdente è il segretario in carica. Il leader Max dopo le regionali perse nel 2000 si era dimesso da premier. Sottinteso: Franceschini sarebbe dovuto sparire dopo le Europee. I franceschiniani dissentono. La più cattiva, all’evento pro-Dario di Roma, è stata la sarda Francesca Barracciu. Per lei i rivali i sono «una classe dirigente col futuro alle spalle».
Per cui: «I morti seppelliscano i loro morti e sia consentito a questo partito di spiccare il volo ». Poco dopo Sergio Chiamparino ammetteva triste: «Non abbiamo più l'orgoglio di essere dalla parte giusta ». Ci sono troppe parti, in effetti. I vecchi e i nuovi Anche l’erodeputato ex Tg1 David Sassoli si preoccupava del team Bersani: «Non vorrei che girassero una nuova versione del "Gattopardo": notabili travestiti da innovatori». Intanto, veniva maltrattata Debora Serracchiani, diva al primo scivolone: «Sto con Franceschini perché è simpatico». Doveva essere una battuta, è successo il finimondo, Serracchiani ha fatto una figura da peso leggero, e poi «anche Totò e Tina Pica erano simpatici», ha notato il presidente della provincia di Roma Luca Zingaretti.
E poi la novità non è più Debora S., da qualche giorno. Marino, Marino, Marino E’ chirurgo-senatore-cattolico adulto Ignazio Marino, combattente per il testamento biologico e ora terzo candidato. Senza mezzi termini: «I nostri elettori sono stufi, delusi, nauseati dalle incertezze del Pd». Il suo sponsor nel partito è l’ex veltroniano Goffredo Bettini, la sua squadra (perplessa su Bettini) è quella dei "piombini", giovani o quasi, da Pippo Civati a Ivan Scalfarotto a Paola Concia. I suoi elettori potenziali — i delusi dal Pd — hanno qualche chance di sparigliare alle primarie aperte; così l’appoggio di Marino diventerebbe essenziale per il futuro segretario. I critici di Marino, ex popolari come Pierluigi Castagnetti, dicono che vuole solo «spostare (verso il laicismo, ndr) l’asse culturale del Pd». L’asse per la verità non si è ancora vista, o meglio ce ne sono svariate. Anche per questo si litiga (e i fans di Serracchiani su Facebook si consolano scrivendo che «simpatia», vuol dire «patire insieme»; ma anche divisi, ora, nel Pd).
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ROMA - D'Alema torna a parlare di «scenari imprevedibili» in Italia e di «inizio del declino» per il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. L'ex premier Massimo D'Alema lo ha detto in una intervista a Radio Città Futura poco prima del suo intervento alla festa del Partito democratico: «Si avvia un periodo di incertezze e credo che nel paese possano aprirsi scenari anche imprevedibili». Massimo D'Alema (Lapresse)
IL DECLINO DI BERLUSCONI - Alla cronista che gli chiedeva di Berlusconi e di un suo eventuale declino D'Alema ha replicato sottolineando: «Siamo in un momento del potere personale di Berlusconi che mostra anche però fragilità». Secondo D'Alema il suo declino «sarà complesso, frammentario: l'uomo non vuole mollare ma al tempo stesso è sempre più debole». Quindi «ci sarà un periodo di incertezza e nel Paese possono aprirsi anche scenari imprevedibili».
INACCETABILE CON DONNE - Il modo con cui Silvio Berlusconi tratta le donne per D'Alema, è inoltre «volgare e inaccettabile». Quando l’intervistatore Antonio Polito gli chiede un giudizio sulla vicenda delle ragazze che frequentano le residenze del premier e sulla cena tra Silvio Berlusconi e alcuni giudici della Corte Costituzionale: Sono vicende estremamente imbarazzanti, però forse noi abbiamo un eccessivo ritegno a parlarne. Nessuna di queste due cene è completamente un fatto privato».
CANDIDATURA DI FRANCESCHINI NON REGGE - Più tardi D'Alema, intervistato alla festa del Pd, ha affrontato le questioni interne al Pd a cominciare dalla candidatura di Franceschini, che «non regge». Dopo tante sconfitte subite da un gruppo dirigente, sostiene l'ex premier, due sono le strade: «O si dice "uniamo le forze" oppure non si può dire "mi ricandido per non far tornare chi c'era prima». Per D'Alema questo «non è il modo giusto nè utile al partito».
«MARINO SERIO, MA NON E' L'UOMO GIUSTO» - D'Alema ha parlato anche della candidatura di Ignazio Marino: «È una persona seria che non fa parte di quel nuovismo ignorante del quale parlano i giornali ma non credo che sia l'uomo giusto in questo momento in grado di garantire un rilancio robusto del Pd».
«IRRAGIONEVOLI GLI INSULTI DAL MIO PARTITO» - Il Pd perde tempo ad "insultare" le sue migliori personalità, tutto questo è irragionevole. Massimo D’Alema si lascia poi andare a uno sfogo: «Possibile che io debba essere insultato dal mio partito? Possibile che io che ho fatto il ministro degli Esteri, e ad agosto ero a lavorare per la pace in Libano anziché andare alle Maldive, debba subire questo? E’ ragionevole?». D’Alema si scaglia contro un partito impegnato a «demolire le sue personalità principali, che sono incommensurabilmente migliori di quelle che ci stanno adesso. E’ un fenomeno di autolesionismo». Le polemiche contro l’apparato del Pd sollecitano quindi il sarcasmo di D'Alema, che non risparmia una battuta quando gli viene posta la questione degli "apparati". «Noi dell’apparato - dice - abbiamo una struttura particolare che ci rende, direi, quasi indistruttibili». Aggiunge D’Alema: «Dove sono questi presunti apparati che frenavano il nuovo? Di che parliamo? Questa è una raffigurazione letteraria dei nostri problemi».
«PRIMARIE? PARTITO VIENE INVASO» - Lo statuto del Pd va cambiato, le primarie per eleggere il segretario non vanno bene perché attribuiscono ai cittadini «il potere di demolire il partito o comunque di invaderlo, di occuparlo», ha detto ancora D’Alema. «Cambieremo lo statuto dopo il congresso. Le primarie le farei per decidere le liste per il Parlamento, se non ci sono le preferenze. Ma perché fare le primarie per il segretario del Pd? Votino gli iscritti per eleggere il segretario del partito».
05 luglio 2009(ultima modifica: 07 luglio 2009)
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casarin riferendosi a zanonato:
"è un vecchio, mantenuto, stalinista. Visto che non ha mai lavorato in vita sua, ma ha sempre fatto il funzionario di partito stipendiato con i soldi pubblici, quindi nostri"
ma dai... qui siamo al porco che da del maiale al cinghiale.
ridicoli, poveri ridicoli e miseri
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dal Gazzettino
Attivi politicamente da anni, tutti con precedenti penali |
Martedì 7 Luglio 2009, |
L’incarcerato e il latitante. Massimiliano Gallob, detto "Max", friulano di 36 anni e da ieri mattina al Due Palazzi, è il portavoce del centro sociale occupato Pedro di via Ticino. In sostanza il leader dei disobbedienti padovani e il braccio destro di Luca Casarini, portavoce dei no global del Nordest. Vanta diversi precedenti penali, è stato arrestato nel dicembre del 2002 in Danimarca e nel 2003 ha scontato alcuni mesi di arresti domiciliari. Negli anni si è messo in luce per avere combattuto, anche se spesso con metodi non legali, per il diritto alla casa, per una libera istruzione (tanto infatti da avere partecipato agli scontri di Torino), contro il razzismo e in difesa dei senza tetto. In questi giorni si stava preparando per sostenere l’ultimo esame alla facoltà di Scienze Politiche. Omid Tabar Firouzi, l'iraniano di 29 anni ora latitante a Teheran, è invece il portavoce del Collettivo di Scienze Politiche. Un gruppo di studenti che lotta, anche in questo caso non sempre con azioni legali, soprattutto per il diritto allo studio. Laureato in Scienze Politiche è ora ricercatore all’Università di Urbino. Risulta invece una delle nuove leve dei disobbedienti Filippo Caporale di 23 anni, attivista del Cso Pedro e anche lui come Firouzi latitante. La Digos spera di catturarlo nelle prossime ore. È considerato uno degli attivisti di prima linea del Rivolta, il rumeno arrestato a Padova nell’ambito dell’inchiesta sugli scontri del G8 di Torino, la quale fra gli altri ha portato in carcere anche il leader del "Pedro", Max Gallob. Da alcuni mesi, infatti, Benjamin Bandean, 24 anni, risulta domiciliato anagraficamente nel centro sociale di Marghera, proveniente dal goriziano dove risulta aver gravitato per parecchio tempo. Il suo nome risulta piuttosto conosciuto agli uffici della Digos veneziana e non solo. A suo carico ci sarebbero diverse denunce per la partecipazione a manifestazioni nel corso delle quali la polizia avrebbe rilevato condotte penalmente perseguibili. È il caso della protesta dello scorso 16 marzo davanti al municipio di Mestre in occasione della seduta del Consiglio comunale che doveva valutare l’ammissibilità o meno del referendum organizzato dall’opposizione sulla realizzazione del villaggio sinti in via Vallenari. Da una parte i "rivoltosi" guidati da Luca Casarini dall’altra gli esponenti delle formazioni di centrodestra che hanno sostenuto la raccolta della firme per la consultazione popolare su una delle questioni più dibattute in città. E i momenti di tensione non sono mancati con lanci di uova e qualche lite verbale, fino all’incontro ravvicinato fra Renato Boraso, presidente del consiglio comunale, e lo stesso Casarini, sfociato poi in una denuncia con il primo che accusa il secondo di averlo aggredito schiaffeggiandolo. In questo scenario, dunque, si staglierebbe anche la figura di Bandean che ora risulta fra i 21 "no global" destinatari della misura di custodia cautelare, firmata dal gip di Torino a conclusione delle indagini dell'operazione battezzata "Rewind" condotta dalla Digos e coordinata dalla Direzione centrale della polizia di prevenzione. Gli agenti hanno individuato e raggiunto Bandean a Padova, nella struttura utilizzata per il Festival di Radiosherwood dove si trovava da un paio di giorni e all’interno della quale pernottava. Nell’ordinanza si contesta ai "disobbedienti" l’uso di bastoni, di estintori e il lancio di pietre e fumogeni negli scontri avvenuti il 19 maggio nella città della Mole in occasione del G8 delle università e il procuratore capo di Torino, Giancarlo Caselli, parla di "organizzazione paramilitare". Immediata la reazione dell’Onda a Venezia, con gli studenti mobilitati davanti alla Iuav: «Quello che appare chiaro - scrivono in una nota - è il meccanismo repressivo che mira a colpire il nostro movimento». |
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gli animali dell'onda sedicente anomala, per me anormale, chiedono all'universita' di prendere posizione, leggo dal Gazzettino:
«Vogliamo parlare con il rettore Zaccaria o con il rettore uscente Milanesi – hanno spiegato a più riprese gli studenti al professor Scutari – Vogliamo che l’Università di Padova esca dal suo solito silenzio e prenda una posizione rispetto a quanto accaduto e che difenda i suoi studenti».
anch'io chiedo all'universita' di prendere posizione, per esempio questa: in carcere dovete stare, quello e' il vostro posto.
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leggo sul Gazzettino le parole folli di un "folle" speciale: casarin.
«Quello che sta succedendo è qualcosa di inaudito. Di incredibile – attacca Casarini – Quelli effettuati sono arresti preventivi in vista del G8. Ma chi ha voluto compiere questa operazione pagherà molto caro quello che sta facendo ai nostri compagni. Guai a chi osa sequestrare i nostri compagni».
ma come e' possibile che sia ancora in giro un personaggio simile? vorrei poter io dar fuoco alla sua macchina e chiamarlo "gesto legittimo di protesta e di dissenso".
prima lo si rinchiude meglio si fa.
ma tra l'altro non doveva restar lontano da Padova?
mah...
e c'e' pure chi gli va dietro, e' vero d'altro canto che la madre degli imbecilli e' sempre incinta, ma qui si esagera.
PADOVA (6 luglio) - Terremoto nell'area no global veneta. Il leader del centro sociale Pedro, Max Gallob, è tra le persone tratte in arresto per gli incidenti avvenuti il 18 maggio scorso a Torino in occasione del G8 dell'Università.
L'arresto è avvenuto nella notte su ordinanza di custodia cautelare firmata dal giudice per le indagini preliminari di Torino. Tra i destinatari di un'ordinanza di custodia cautelare figura anche un esponente dell'ala universitaria della disobbedienza padovana, attualmente in Iran, suo paese di origine. Secondo quanto si è appreso, un altro attivista dell'area del centro sociale Pedro è stato sottoposto a perquisizione domiciliare nell'ambito della stessa operazione.
In totale sono state arrestate 21 persone (16 in carcere e cinque ai domiciliari) per gli incidenti che avvennero nel capoluogo piemontese in occasione del G8 dell'Università.
In particolare, 12 sono state arrestate a Torino, mentre le altre a Padova, Bologna e Napoli.
Nelle scorse settimane erano finite in carcere due persone. Domenico Sisi, parente del sindacalista Vincenzo Sisi processato a Milano con l'accusa di far parte di un'organizzazione terroristica, e Alessandro Arrigoni, dipendente della prefettura di Milano. Entrambi avevano poi avuto l'obbligo di dimora.
Venezia, la protesta dell'Onda. Una quarantina di aderenti al movimento studentesco dell'Onda anomala si sono recati questa mattina in rettorato a Cà Foscari per protestare contro le ordinanze emesse dalla magistratura di Torino per gli incidenti avvenuti lo scorso 18 maggio in occasione del G8 dell'Università.
Gli studenti - come ha reso noto Tommaso Cacciari, uno dei portavoce del movimento veneziano - hanno appeso uno striscione e avuto un incontro con il rettore Pier Francesco Ghetti. Nel corso dell'incontro - come ha confermato lo stesso Ghetti - gli studenti hanno espresso la loro protesta per un provvedimento della magistratura torinese ritenuto eccessivo rispetto alla libertà che c'è all'interno delle Università di fare proposte e avanzare idee.
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se ce ne fosse bisogno, per capire quanto politicamente siano manovrati i no dal molin, per capire quanto poco la questione dal molin interessi ai no dal molin.
dal Gazzettino di padova
Domenica 5 Luglio 2009, Festival di Radio Sherwood perquisito da cima a fondo dalla polizia. Il blitz organizzato dagli agenti della Digos, con la collaborazione degli uomini della squadra Mobile e delle "Nutrie", è scattato attorno alle 14.20 di ieri. Scopo, evitare che i no global violenti prendessero parte alla manifestazione "No dal Molin" a Vicenza con inizio alle 16. Le prime avvisaglie che qualche disobbediente avrebbe potuto creare problemi nella città berica, gli uomini della questura li hanno avuti in stazione quando ai manifestanti hanno sequestrato qualche casco. Intorno alle 14.10 poi in via Montà, direzione Vicenza, hanno fermato il no global A.L. a bordo del suo scooter. All’interno del sotto sella aveva occultato quattro sacchetti contenenti un totale di circa 500 biglie metalliche. Sfere di ferro che lanciate con la fionda possono essere molto pericolose. Il disobbediente è stato accompagnato in questura e denunciato a piede libero per porto abusivo di biglie atte a offendere. «Avevo solo quattro biglie - ha dichiarato A.L. - e non stavo andando a Vicenza, ma alla piscina "Nuoto 2000". Sabato è l’unico giorno di riposo che ho e mi è stato rovinato dalla polizia».
A questo punto la Digos ha deciso di passare al setaccio il festival di Radio Sherwood al parcheggio dello stadio Euganeo. Gli agenti sono entrati dal cancello secondario, ma prima di riuscire a "invadere" il regno no global hanno incontrato la resistenza di qualche ragazzo. Si sono registrati degli spintoni e una serie di manganellate, ma nessuno è rimasto ferito. Una volta dentro i poliziotti hanno subito fermato almeno quattro macchine, pronte a partire alla volta di Vicenza. Nei portabagagli delle vetture hanno rinvenuto 26 maschere anti-gas, alcune protezioni per il corpo come para gomiti e para ginocchi, e sei paia di guanti ignifughi.
Tutto questo è avvenuto mentre sull’enorme palco del Festival il gruppo degli Afterhours si stava preparando per il concerto serale. I disobbedienti allarmati dalla massiccia presenza delle forze dell’ordine, hanno deciso di chiamare la legale Annamaria Alborghetti che spesso li difende.
Gli agenti passate le 15 hanno incominciato a perquisire tutta l’area dedicata al Festival. Hanno controllato bar, ristoranti, banchetti con oggettistica varia, bagni e container usati per dormire da chi lavora per la manifestazione targata Radio Sherwood. Hanno trovato altri sacchetti con del materiale ancora riconducibile alle maschere anti-gas e alle protezioni per il corpo. I poliziotti poi hanno perquisito tutti i mezzi parcheggiati all’interno del Festival. Li hanno aperti e controllati a uno a uno. L’operazione è terminata qualche minuto dopo le 16. In questura sono stati accompagnati altri tre giovani, che probabilmente nelle prossime ore verranno anche loro denunciati a piede libero per porto abusivo di oggetti atti a offendere.
Di fatto l’intervento degli uomini della Digos, coordinati da Lucio Pifferi, ha impedito che almeno una ventina di no global padovani raggiungesse Vicenza per la manifestazione contro l’ampliamento della base americana Dal Molin. I disobbedienti, sempre con a fianco il loro avvocato, hanno filmato tutte le perquisizioni compiute dalla polizia. Non è escluso che nei prossimi giorni possano effettuare delle azioni legali nei confronti della questura.
Marco Aldighieri
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ahi ahi ahi.
ci sono ricascati.
io posso capire che ci siano delle brave persone tra i no dal molin, ma certo fan ben poco per farsi vedere.
anche quest'ultima volta i minchioni dei compagni, pochi i vicentini tra l'altro, han cercato ed ottenuto, lo scontro.
io credo che se vogliono valicare la zona invelicabile, che facciano, perche' dobbiamo metterci i nostri poliziotti a prendere mazzate dai minchioni dei compagni?
che entrino in zona miltiare, e vediamo che gli capita.
loro lo sanno che gli agenti glielo imopediranno e se ne fan forza, allora lasciamoli passare, lasciamoli prendere dalle forze interne alla base, meglio per tutti, no?
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dal Gazzettino
Domenica 5 Luglio 2009, Festival di Radio Sherwood perquisito da cima a fondo dalla polizia. Il blitz organizzato dagli agenti della Digos, con la collaborazione degli uomini della squadra Mobile e delle "Nutrie", è scattato attorno alle 14.20 di ieri. Scopo, evitare che i no global violenti prendessero parte alla manifestazione "No dal Molin" a Vicenza con inizio alle 16. Le prime avvisaglie che qualche disobbediente avrebbe potuto creare problemi nella città berica, gli uomini della questura li hanno avuti in stazione quando ai manifestanti hanno sequestrato qualche casco. Intorno alle 14.10 poi in via Montà, direzione Vicenza, hanno fermato il no global A.L. a bordo del suo scooter. All’interno del sotto sella aveva occultato quattro sacchetti contenenti un totale di circa 500 biglie metalliche. Sfere di ferro che lanciate con la fionda possono essere molto pericolose. Il disobbediente è stato accompagnato in questura e denunciato a piede libero per porto abusivo di biglie atte a offendere. «Avevo solo quattro biglie - ha dichiarato A.L. - e non stavo andando a Vicenza, ma alla piscina "Nuoto 2000". Sabato è l’unico giorno di riposo che ho e mi è stato rovinato dalla polizia».
A questo punto la Digos ha deciso di passare al setaccio il festival di Radio Sherwood al parcheggio dello stadio Euganeo. Gli agenti sono entrati dal cancello secondario, ma prima di riuscire a "invadere" il regno no global hanno incontrato la resistenza di qualche ragazzo. Si sono registrati degli spintoni e una serie di manganellate, ma nessuno è rimasto ferito. Una volta dentro i poliziotti hanno subito fermato almeno quattro macchine, pronte a partire alla volta di Vicenza. Nei portabagagli delle vetture hanno rinvenuto 26 maschere anti-gas, alcune protezioni per il corpo come para gomiti e para ginocchi, e sei paia di guanti ignifughi.
Tutto questo è avvenuto mentre sull’enorme palco del Festival il gruppo degli Afterhours si stava preparando per il concerto serale. I disobbedienti allarmati dalla massiccia presenza delle forze dell’ordine, hanno deciso di chiamare la legale Annamaria Alborghetti che spesso li difende.
Gli agenti passate le 15 hanno incominciato a perquisire tutta l’area dedicata al Festival. Hanno controllato bar, ristoranti, banchetti con oggettistica varia, bagni e container usati per dormire da chi lavora per la manifestazione targata Radio Sherwood. Hanno trovato altri sacchetti con del materiale ancora riconducibile alle maschere anti-gas e alle protezioni per il corpo. I poliziotti poi hanno perquisito tutti i mezzi parcheggiati all’interno del Festival. Li hanno aperti e controllati a uno a uno. L’operazione è terminata qualche minuto dopo le 16. In questura sono stati accompagnati altri tre giovani, che probabilmente nelle prossime ore verranno anche loro denunciati a piede libero per porto abusivo di oggetti atti a offendere.
Di fatto l’intervento degli uomini della Digos, coordinati da Lucio Pifferi, ha impedito che almeno una ventina di no global padovani raggiungesse Vicenza per la manifestazione contro l’ampliamento della base americana Dal Molin. I disobbedienti, sempre con a fianco il loro avvocato, hanno filmato tutte le perquisizioni compiute dalla polizia. Non è escluso che nei prossimi giorni possano effettuare delle azioni legali nei confronti della questura.
Marco Aldighieri
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inizia la resa dei conti nel PDL dopo la sconfitta padovana
leggi l' articolo del Gazzettino
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Un duello finito in sostanziale parita' quello andato in onda jersera e che ha visto contrapporsi i candidati sindaci di Padova.
Andando a guardare meglio pero', diciamo con gli occhi di uno che in citta' ci vive, cosa si potrebbe dire?
Che zanonato ha decisamente una faccia di tolla notevole, che su via anelli han tutti torto, zanonato ha certo il merito d'aver chiuso il complesso La Serenissima, ma ha anche il peccato originale di averlo creato il ghetto di via Anelli.
Peccato non si sia parlato della gestione delle piazze, che zanonato ha trasformato da luogo pubblico a suolo privato di spacciatori tossici e no global.
(continua la lettura)
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Chiaro che dopo aver speso tanto tempo (e denaro) per far qualcosa in quartiere per il bene di tutti e non venir riconsociuti adeguatamente nelle urne e' deprimente, ma alla fine lo s'e' fatto per il quartiere e qualcosa s''e ottenuto.
Ovvio che essere nella stanza dei bottoni avrebbe fatto bene a tutta la Stanga ma anche cosi' certi risultati si sono ottenuti, il piu' importante? costringere la'amministrazione attuale a considerare la Stanga come una parte di padova, non lo sgabuzzino da tenere chiuso.
vedremo.
dal Gazzettino
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dal corriere.it
"Csm: il ddl sicurezza paralizza la giustizia"
per ora e' solo gravente inferma
Etichette: pensieri in libertà
siii... gli italiani dovranno integrarsi con i clandestini.
grande zano
dal gazzettino di padova del 5 giugno
Zanonato: «Al primo posto
giovani e integrazione»
«La nostra città sarà ancora
più bella e accogliente
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in vista delle elezioni una scelta in continuita' o un cambiamento.
intanto il bilancio del questore (dal Gazzettino di Padova)
Dilaga lo spaccio, città invasa dalla droga |
Il questore : «Ogni giorno sequestriamo sostanza stupefacente ma non basta: dobbiamo arrivare a un progetto di prevenzione» |
Domenica 10 Maggio 2009, |
L’anniversario della festa della Polizia, arrivato alla sua 157. edizione e ospitato ieri nel salone del palazzo della Ragione , è stato l’occasione per sottolineare come a Padova si sia verificato un deciso calo di reati rispetto al 2007, ma in contrapposizione si abbia avuto un netto incremento di spaccio di sostanze stupefacenti. La festa, dopo i consueti saluti del questore Luigi Savina alle autorità presenti, si è fermata per un minuto a ricordo delle recenti vittime del terremo in Abruzzo. «Voglio ribadire - ha dichiarato Savina - che a Padova si è riusciti a ridurre significativamente il numero totale dei reati consumati rispetto al 2007. Certo però nel 2008 si sono sequestrati quantitativi di droga cinque volte superiori rispetto al 2007. Nei primi quattro mesi del 2009, rispetto all’identico periodo dell’anno precedente, il sequestro è decuplicato. Tutto questo non basta - ha sottolineato il questore -, non ci sentiamo per nulla appagati dai maggiori risultati conseguiti, richiamiamo l’attenzione di ogni istituzione e anche di ogni cittadino a partecipare, tutti insieme, a un progetto di prevenzione». Luigi Savina, sempre attento alla comunicazione, ha voluto ricordare come sfruttando la tecnologia la polizia riesca a essere più vicina ai cittadini. «Sotto il profilo della comunicazione - ha terminato il questore - si è ridisegnato il sito web della questura, che considero una concreta e immediata forma di comunicazione. Stiamo anche ultimando il "front-office" destinato ai cittadini stranieri per migliorarne il ricevimento e ridurre i tempi d’attesa». Prima del questore è intervenuta il primo dirigente della divisione amministrativa Paola Marinelli, che ha espresso un concetto che bene si lega alla nostra città. «Sicurezza - ha detto Marinelli - non è solo lotta alla criminalità, ma anche lotta al degrado sociale». La festa ha registrato anche una piccola vena polemica, con il boicottaggio degli agenti legati al Sap (sindacato autonomo di polizia) che per protesta non hanno partecipato considerando che da quattro mesi non gli vengono pagati gli straordinari. Marco Aldighieri |
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I giudici del Tribunale hanno inflitto una pena di 12 anni di carcere ad Abdel Fatah El Kamily. Da due anni è inseguito da un mandato di cattura |
Causò un incidente mortale: condannato per droga |
Nella Ford che sull’Argine Sinistro di Rosara ha ucciso Simone Bacchini e ferito due amici c’erano 32 chili chili di hascisc |
Martedì 5 Maggio 2009, |
Nel serbatoio a ciambella dell’impianto gpl della Ford Fiesta che ha causato la tragedia sull’argine di Rosara di Codevigo c’erano 32 chili di hascisc. Nessuno si era accorto, nessuno aveva controllato l’auto omicida dopo l’incidente, con il suo guidatore marocchino ubriaco, che ha ucciso un ragazzo e ferito gravemente altri due. L’auto non è stata controllata neppure quando i carabinieri hanno scoperto che l’assicurazione esibita dallo straniero era falsa. La droga era stata scoperta casualmente tre mesi dopo dai carrozzieri che avevano in consegna la macchina distrutta dall’incidente. Dodici anni di reclusione e 100 mila euro di multa è la condanna che ieri mattina i giudici del Tribunale, presieduti da Lara Fortuna (a latere Gianluca Bordon e Vincenzo Sgubbi), hanno inflitto Abdel Fatah El Kamily, trentanovenne marocchino, latitante. La condanna di ieri mattina riguarda solo la droga. Via Argine Sinistro a Rosara di Codevigo è una scorciatoia per il mare. Chi la conosce taglia un bel po’ della statale Piovese e finisce direttamente sulla Romea. Quel mezzogiorno di sabato 16 giugno 2007 Simone Bacchini, trentaquattrenne di Villatora di Saonara, stava andando a Sottomarina in sella al suo scooter. Davanti a lui c’era una coppia di fidanzati padovani, Riccardo Maltauro, trentunenne, e Martina Nicolè, di ventinove anni. Anche loro viaggiavano su uno scooter. Anche loro erano diretti in spiaggia. I due conducenti hanno fatto appena in tempo a vedere la Ford Escort che veniva contro di loro. L’auto zigzagava ed è stata questione di attimi. Dopo erano tutti stesi sull’asfalto. Simone Bacchini è morto sul colpo. Riccardo Maltauro è stato salvato miracolosamente al Policlinico di Padova, mentre la sua ragazza è stata ricoverata in fin di vita all’ospedale di Piove di Sacco. Se l’è cavata pure lei. A causare l’incidente è stato Abdel Fatah El Kamily, che risultava residente a Mestre. Lo straniero guidava ubriaco a quell’ora del giorno. Non era possibile arrestarlo. Il conducente si era fermato sul luogo dell’incidente, aveva una residenza e una carta di soggiorno. Ma dopo un mese e mezzo i carabinieri scoprirono che l’assicurazione era falsa, che l’individuo non abitava nel luogo di residenza. A quel punto lui era già scomparso. E veniamo alla scoperta della droga. Tre mesi dopo i carrozzieri Tamiazzo di Piove di Sacco, che avevano in custodia l’auto, ricevettero l’ordine di distruggerla. Trovarono il serbatoio del gas manomesso. Come se qualcuno avesse tentato di rubarlo. Dentro c’erano i 32 chili di hascisc. Lino Lava |
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qualcuno ci ha provato a dire che le supermulte per chi cerca droga o sesso a pagamento era piu' una trovata pubblicitaria per il sindaco zanonato che altro, ma si disse "eh vedrete" e infastti ora vediamo. almeno gli crescesse il naso ora, o ammettessero di aver affrontato il problema dal lato inutile della cosa, invece niente, faccia di tolla e negare le'videnza. Comunque questi sono i dati, giudicate voi Tesoretto-supermulte, ma solo dalla Ztl |
Introiti irrisori invece dalle sanzioni contro droga, prostituzione, degrado |
Martedì 5 Maggio 2009, |
Quanto fruttano alle casse comunali le numerose ordinanze emesse dal Sindaco nel corso degli ultimi mesi? Hanno più effetti dal punto di vista propagandistico, o da quello del bilancio? Perché comunque vadano le prossime elezioni, questa Amministrazione sarà consegnata alla storia per almeno tre mosse: il muro di via Anelli, i Pax in salsa padovana, e i divieti a suon di multe salate dispensate dalle ordinanze, non sempre popolari, del sindaco Flavio Zanonato: vietato entrare nella Ztl (che nel tempo si è allargata a macchia d’olio); vietato fermarsi a contrattare prestazioni sessuali con le lucciole (500 euro); vietato vendere e consumare droga sotto il naso della gente (500 euro); vietato lasciare incustoditi vecchi caseggiati. In tutto nel 2008 sono stati oltre 115mila gli accertamenti della Polizia municipale; poco meno di 39mila le sanzioni pagate. Le altre finiranno nelle cartelle esattoriali gonfiate dalle more. Multe degrado. L’ordinanza che ha riscosso maggior successo centrando il bersaglio è quella mirata a eliminare i bivacchi: tutti i titolari di edifici abbandonati richiamati all’ordine dalla Polizia che ha provveduto agli sgomberi di clandestini e sbandati che vi alloggiavano promiscuamente, si sono adoperati per chiudere i battenti e mettere in sicurezza la struttura. Multe sesso. È il maggio 2007 quando il sindaco dispone che chi si ferma a mercanteggiare con le lucciole crea intralcio e quindi può essere sanzionato con una multa da 50 euro. Ne verranno elevate 522, di cui 468 pagate sull’unghia, per un totale di 23mila e 400 euro. Agosto 2008. Zanonato viene investito dei “super-poteri” attribuitegli dal decreto Maroni: mano libera ai primi cittadini sul fronte della lotta al degrado. Il sindaco non se lo fa ripetere due volte e come prima cosa porta la multa anti-prostituzione a 500 euro. Da allora ne sono state emesse un centinaio, ma solo 53 hanno pagato in tempo, mentre 3 sanzionati hanno avviato ricorso. Totale: 21mila 500 euro. Multe droga. Stessa ratio anti-degrado anche per la multa da 500 euro a chi commercia stupefacente alla luce del sole. Un’ordinanza che più delle altre l’opposizione ha tacciato di demagogia e di illegittimità, perché “in conflitto con le norme del codice penale, gerarchicamente superiori”. In un primo tempo imbrigliato nel groviglio del dibattito politico, il provvedimento è alla fine entrato in vigore. Una trentina le multe elevate, nessuna pagata sinora, anche se i termini della scadenza non sono ancora caduti. Due i tossicodipendenti che hanno accettato di barattare la sanzione con il ricorso al Sert, come previsto dalle disposizioni. Decine invece gli arresti effettuati da Polizia e carabinieri che però questa norma non la applicano. A loro in effetti spetta la parte relativa al codice penale, cioè le manette, e il poco personale in organico non consente certo il tempo di effettuare il macchinoso procedimento per emettere correttamente la sanzione amministrativa. Multe Ztl. A garantire un piccolo tesoro alle casse comunali sono invece sempre le sanzioni emesse per la violazione dei varchi elettronici della Ztl. Meno popolari delle altre, ma decisamente più redditizie, la media è di 8 milioni di euro di introito l’anno. Dall’inizio del 2009 sono già 3.250 le multe elevate da moltiplicare per 70 euro. Totale: 227mila e 500 euro. Multe Prato della Valle. Sul fronte della lotta al degrado però, il fallimento totale spetta all’ordinanza che dall’estate scorsa vieta il bivacco nell’isola Memmia e pone una serie di veti per la tutela del Prato e delle sue statue, vessate da vandali e inciviltà. Che fine ha fatto il provvedimento? Emanato, rispondono da palazzo Moroni. E quante sanzioni sono state emesse da allora? Zero. Perché? Nessuno sa rispondere. Michela Danieli |
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ecco chi mette in pericolo la liberta' di informazione.
saro' ripetitivo ma questi son proprio deficienti, oltre che verti fascisti, altro che richiamo orale, gli ci vorrebbe un po' di riposo nelle patrie galere, o meglio, un po' di lavori forzati
Giovedì 23 Aprile 2009, Sono da poco passate le 13 di ieri. Gli studenti del movimento dell’Onda anomala e alcuni disobbedienti si ritrovano sul listòn per protestare contro la misura adottata dalla Questura di avvisare “oralmente” cinque di loro: Enrico Zulian, Omid Firouzi, Alex Favaretto, Elia Rosati e Sabastian Kohlscheen di “essere ritenuti soggetti dediti alla perpetrazione di reati che mettono in pericolo la sicurezza e la tranquillità pubblica”. Gli ultimi fatti, in ordine di tempo, a cui si riferisce il provvedimento sono la contestazione durante il giorno del ricordo per le vittime delle Foibe del 10 febbraio, che ha portato all’arresto di Davide Fontolan; i banchetti elettorali rovesciati dal Collettivo di Scienze politiche nella Facoltà di via del Santo ai primi di marzo e le contestazioni alla Lega durante la sua prima uscita al Portello il 4 aprile scorso. Ma prima che la manifestazione di protesta cominci, da palazzo Moroni, raggiungendo gli altri giornalisti presenti, arriva il cronista del Corriere del Veneto e dell’Ansa, Alberto Gottardo. Che la sua presenza ai disobbedienti e agli studenti dell’Onda non sia gradita è presto evidente. Al cronista viene quindi chiesto di allontanarsi. Ma considerando che l’incontro-stampa è stato organizzato in piazza Gottardo rifiuta. E rimane. A quel punto allora, da parte dei no-global, piovono gli insulti a cui fanno seguito un paio di sputi e un ceffone che fa volare via gli occhiali da sole indossati in quel momento dal cronista. Scosso e dolorante Gottardo si allontana. Ad assistere a parte delle scena c’è anche l’assessore alla Polizia municipale Marco Carrai. Il giornalista più tardi sporgerà querela in questura contro Alessandro La Mastra detto "Clava" ed Enrico Zulian detto "Zuzzu" per offese, minacce e violenza. I due sono stati poi denunciati per violenza privata. Recatosi al pronto soccorso Gottardo è stato dichiarato guaribile in sette giorni e gli è stato applicato un collare sanitario. Tra i tanti attestati di solidarietà arrivati al cronista anche quello del sindaco Zanonato. «Esprimo la mia completa solidarietà al giornalista Alberto Gottardo per i fatti occorsi oggi: la violenza nei suoi confronti è un fatto molto grave, e dimostra come i soggetti che l'hanno picchiato siano solo dei ripugnanti rigurgiti del passato».
Matteo Bernardini
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sabato sono andato in centro citta' con la mia compagna, abbiamo preso l'autobus, non e' frequente, non e' veloce, ma arriva in Piazza.
verso le 9 di sera vorremmo tornare a casa ma non ci son autobus, l'ultimo e' una corsa del 5 che partiva 20 minuti prima.
Pazienza, colpa nostra che non abbiamo controllato.
Piove e camminare per oltre mezz'ora sotto la pioggia non ci pare una grande idea, allora scegliamo il taxi.
Intanto bisogna aspettare, per carita', e' sabato, piove, ma credevo in centro di trovarne sempre qualcuno, tant'e'.
Arriva, saliamo, do' l'indirizzo (zona Pescarotto) e si parte, guardo il tassametro e come per magia: 5 euro.
Allora penso che il tassista potrebbe essersi dimenticato di far ripartire il tassametro dopo l'utlima corsa e chiedo se sia corretto che parta da 5, e risponde si', che e' cosi, non ho voluto neppure sapere se fossimo gia' in tariffazione notturna o speciale per il sabato di pioggia e mi son rassegnato.
Dopo 5 minuti 5, merito dei semafori tutti verdi, siamo arrivati, totale della orse 6€e20, cioe' 1e20 di corsa e 5 di balzello per essere saliti sul taxi.
Sbaglio o tempo fa si disse di liberalizzare per evitare queste rapine? Il comune non potrebbe aumentare le licenze e abbassare questi prezzi folli.
Tanto per dire con quella cifra mi pago la benzina per andare e tornare e una giornata intera nel parcheggio in Piazza Insurrezione, come conseguenza credo che il sabato pomeriggio andro' in centro in macchina, sopratttto se piove, mi mettero' in coda in attesa, tanto in autobus non sto meno e in taxi mi costa di piu'.
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i fascisti no global con sempre meno pudore, autorizzati dal non intervento di uan amministrazione latitante ormai decidono al posto del prefetto chi manifesta e chi no.
dal Gazzettino di Padova
Mercoledì 25 Marzo 2009,
Alla fine il temuto confronto Lega-No global che avrebbe dovuto avere come palcoscenico il Portello è stato solo a distanza. E si è risolto in un duro botta e risposta a suon di comunicati stampa, messaggi via web e aspre dichiarazioni politiche tra i leader dei due movimenti. Con i leghisti che hanno deciso di sospendere la loro raccolta-firme itinerante nel quartiere roccaforte dei disobbedienti padovani dopo l’annuncio di una contro-manifestazione lanciata dal centro sociale Pedro. Nel primo pomeriggio di ieri infatti sul sito internet dei pedrini compariva una comunicazione che chiamava a raccolta i militanti del centro sociale per "una contro-iniziativa durante la ronda leghista". L’appuntamento veniva fissato alle 18. Mentre l’arrivo dei leghisti in via Belzoni angolo via Portello era atteso alle 19. Ma a questo punto dalla segreteria del Carroccio arrivava, poco prima delle 15, il dietro front leghista. «Manifestazione sospesa – riportava la nota stampa firmata dal segretario cittadino Leandro Comacchio, da quello di Circoscrizione Giovanni Battista Baldan e dal segretario provinciale Maurizio Conte – a causa della contro-manifestazione organizzata dai centri sociali che ha l’obiettivo di impedire con la forza la nostra raccolta-firme a sostegno della mozione per chiedere maggiore sicurezza al Portello». «Non è ammissibile continuare a essere ostaggio politico dei centri sociali – commentava poi Conte – Ci è stato impedito di manifestare in un intero quartiere. Ma questo è contro la libertà di espressione politica. Ora spero il Governo intervenga, perché a Padova occorre normare una situazione d’indecenza. Non può continuare ad avere ragione chi vuole sopraffare gli altri usando come minaccia la forza fisica». «Sospendendo la nostra raccolta-firme al Portello – aggiungeva Comacchio – abbiamo agito secondo buon senso. Non volevamo creare disagio ai residenti e alle forze dell’ordine. Sapevamo che Gallob aveva già chiamato a raccolta i suoi "nazisti rossi" e che quindi avrebbero cercato di impedire la nostra iniziativa anche con la forza». «Siamo delusi e arrabbiati – terminava il segretario cittadino della Lega Nord – È arrivato il momento di tagliare il cordone ombelicale che unisce i centri sociali all’amministrazione comunale». Ma la replica del leader del centro Pedro, Max Gallob, un attacco frontale verso gli esponenti del Carroccio, arrivava subito dopo: «La Lega è un’organizzazione di stampo razzista che ha fatto della xenofobia la sua ragion d’essere. E un movimento del genere non può avere cittadinanza a Padova. Tanto meno al Portello». «Quindi – termina Gallob – ogni volta che la Lega si manifesterà pubblicamente noi interverremo per bloccarla. Ma la cosa grave è il fatto che i leghisti predichino l’odio razziale dagli scranni del parlamento. Sono loro i nazisti che hanno preso il potere. E l’invito a bloccare la loro deriva xenofoba lo rivolgiamo a tutta la cittadinanza». Matteo Bernardini
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dal Gazzettino del 5 marzo LE LETTERE |
Giovedì 5 Marzo 2009, |
Basta iniziative dei centri sociali non autorizzate Oggi, per i Centri Sociali è un diritto manifestare senza autorizzazione. Gli deve esser concesso di manifestare con armi e volti celati; possono lanciare bottiglie, fumogeni, petardi e bombe carta. Pretendono poi anche di valutare, con il loro metro di giudizio, se le disposizioni del Questore sono, o non sono, adeguate! Sabato 28 febbraio a Bergamo, nel pomeriggio, si è svolta l’inaugurazione autorizzata della sede di Forza Nuova. Alla rappresentazione di questi ultimi si è opposto un “corteo” non autorizzato dei Centri Sociali per osteggiare con fatti e parole quella che veniva proclamata “un’azione fascista”. Fin qui tutto farebbe parte di un gioco politico vecchio ed ozioso, ma in realtà vi sono delle novità. Si è raggiunto il paradosso: prima rappresentanti dei Centri Sociali, armati, hanno attaccato la Polizia e poi, trovatisi in difficoltà di fronte alla corretta e misurata azione dei poliziotti (parole del Prefetto di Bergamo) che, peraltro, hanno operato 2 arresti e 57 denunce, hanno ammesso di esser gli aggressori e di aver lanciato delle bottiglie, ma con l’attenuante di esser stati costretti ad “una reazione eccessiva”. Una quindicina gli operatori di polizia feriti negli scontri! Non è finita. I Centri Sociali, ad inchiesta della magistratura ancora aperta e con gli arresti convalidati, hanno potuto addirittura utilizzare, per la conferenza stampa, gli ambienti istituzionali del Comune di Bergamo come la sala Cutuli del Palazzo Frizzoni, lanciando accuse alla polizia ed al Questore. Il Siulp di Padova, testimone diretto dell’accaduto, segnala il rischio di come con il perpetuarsi di fatti del genere, si possa ricreare un clima politico teso stile anni settanta. Tutto ciò provoca ulteriori problemi di allarme per i cittadini casualmente presenti che, oltre a dover spesso sopportare danneggiamenti e ritorsioni da parte dei facinorosi, rischiano di essere scambiati per dimostranti con ciò che ne può conseguire. Situazioni come queste, nelle già precarie condizioni operative ed organizzative della Polizia, priva di adeguate tutele, vedono aumentati i rischi professionali e rendono sempre più insidiose le decisioni che i Questori della Repubblica sono tenuti a prendere anche nella contingenza dei fatti. La Polizia di Stato non fa ronde ma deve amministrare imparzialmente la sicurezza pubblica e questo compito fondamentale per la democrazia nel nostro Paese deve incontrare il rispetto di tutte le forze politiche. Rispetto nei confronti dell’Autorità Civile di Pubblica Sicurezza e dei suoi operatori. Il primo aprile 2009 ricorre il 28. anniversario della vigente Legge 121/1981 voluta pressoché da tutto l’arco parlamentare e recante “Nuovo Ordinamento dell'Amministrazione della pubblica Sicurezza”. Graziano Candeo |
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al Pedro pensano pensano, ma dicono solo cazzate.
Martedì 24 Febbraio 2009, |
«Cosa rispondo all’iniziativa lanciata su facebook dal gruppetto di studenti? Che i muri bianchi non fanno pensare». I leader del centro Pedro, Max Gallob, replica agli universitari che manifesteranno domani chiedendo “muri-puliti”, citando una frase del maggio francese sessantottino. Quando gli studenti della Sorbona scendevano sulle strade del Quartiere latino di Parigi inneggiando al potere della fantasia. «E comunque posso annunciare che a scrivere sulla carta – dice Max Gallob – ci saremo anche noi, magari per annotare qualche frase contro il decreto-Gelmini, che mi sembra il vero problema con cui oggi devono confrontarsi gli studenti. In ogni caso, come dimostrano gli studenti che si sono “incontrati” su internet, i modi di comunicare sono molteplici e nessuno esclude l’altro». Intanto sempre domani, alle 16, nel cortile Nuovo di palazzo del Bo gli universitari dell’”Onda” torneranno a riunirsi per riprendere le mobilitazioni anti-Gelmini e anti-rettore. «Lo spirito dell’”Onda” – spiegano –, dopo una breve pausa, sta riprendendo vigore. Siamo pronti a proporre nuove manifestazioni in vista dell’inaugurazione dell’anno accademico, contro il nuovo decreto firmato dal ministro Gelmini e contro il rettore Milanesi che assieme ad Aquis l’ha sostenuto». |
che sia un figlio del 68?
Martedì 24 Febbraio 2009, |
«Quella lanciata dagli studenti mi sembra una maniera abbastanza simpatica per prendere le distanze dal comportamento di chi scrive sui muri dei nostri palazzi. L’importante è che non diventi un momento di conflitto». Il preside della Facoltà di Scienze politiche, Gianni Riccamboni, commenta così la manifestazione “Scrivi sulla carta, non sui muri. Frasi di civiltà”, organizzata da un gruppo di universitari per protestare contro chi imbratta le pareti delle Facoltà del centro storico. «Per ripulire le facciate degli edifici dalle frasi composte con la vernice spray – aggiunge il preside della Facoltà di via del Santo – si spendono soldi, che provengono anche dalle tasse degli stessi studenti, e che potrebbero invece essere impiegati più utilmente in altri capitoli di spesa, e che l’università deve prelevare dal proprio bilancio». E ad intervenire sul fenomeno dei murales politici universitari è anche il preside della Facoltà di Lettere, Paolo Bettiolo: «Dopo alcuni mesi di quiete, le scritte su palazzo Liviano sono improvvisamente ricomparse in rapida successione. Ho chiesto ai ragazzi dell’”Onda”, proprio durante un recente incontro, di evitare di scrivere sui muri della Facoltà, considerato soprattutto il grande investimento fatto dall’ateneo per ristrutturare l’edificio». |
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3 fermi in nove giorni...
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Terzo arresto in una settimana per un tunisino da parte degli uomini della questura di Padova che
attendono l'esito della udienza di convalida, fissata per domani, per capire se il nordafricano - Ziad Apipa, clandestino di 25 anni - rimarrà in carcere o tornerà in libertà come nei casi precedenti.
Il tunisino, entrato illegalmente in Italia sbarcando a Lampedusa il 6 novembre scorso, è stato arrestato la prima volta l'11 febbraio: aveva in tasca quattro grammi di droga, oltre alla lettera firmata dal questore di Agrigento che gli intimava di lasciare l'Italia....
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eccheccavolo, mica potevamo cambiare machcina ogni due anni per sempre per far contenti fiat e volkswagen, se la mia macchina va da A a B per che' devo cambiarla? per non inquinare? che bufala!
se si vendono meno auto vuol dire che non servono, o no?
forse se ne facevano meno ora non avrebbero questi crolli a picco.
Avidi.
- leggi il Corriere -
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scontri a Padova
eccoli i pacifici antifascisti, piu' fascisti dei fascisti, a lavorare dovrebbero essere, ma lavori forzati
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quelli dell'onda animale prorpio non ci arrivano.
si chiedono, come mai loro, che non erano autorizzati, sian stati caricati, mentre queli di FN , autorizzati, no.
si' ma se non lo capsicono e' meglio metterli ai lavori forzati, non so spaccare pietre, per esempio, e' una cosa che anche questi sono in grado di fare secondo me, forse i piu' svegli potrebbero cucire jeans o palloni, ma non so.
dal Gazzettino di Padova
Giovedì 12 Febbraio 2009, (M.B.) Un presidio davanti al Tribunale per esprimere solidarietà al loro compagno arrestato dalla Polizia durante gli scontri di martedì. E’ quello che ieri mattina hanno organizzato gli universitari appartenenti al movimento dell’”Onda”.
«Abbiamo atteso la decisione del giudice – ha spiegato Sebastian Kohlscheen, studente di Scienze politiche – che con nostra grande delusione non ha ritirato il provvedimento restrittivo nei confronti di Davide. A questo punto noi proseguiremo la nostra mobilitazione chiedendo la liberazione del nostro compagno».
Mobilitazione che gli studenti dell’”Onda” e i giovani del centro Pedro hanno subito cominciato ieri sera in piazza delle Erbe, dove a manifestare, in questo caso per aver dovuto spostare un incontro culturale sul tema delle Foibe che si sarebbe dovuto svolgere al Cafè au livre di via Zabarella, sono scesi anche i militanti dell’area legata al Gramigna.
«Ci ha fatto piacere constatare – ha ripreso Sebastian Kohlscheen – che ieri mattina, davanti al Tribunale, la composizione studentesca era molto vasta e non faceva riferimento solo ai giovani dell’”Onda”. Abbiamo poi ribadito la gravità di quanto accaduto martedì mattina, quando noi esponenti anti-fascisti siamo stati caricati, feriti e arrestati, mentre ai rappresentanti di Forza Nuova è stato lasciato libero accesso alla piazza e all’Università».
E proprio contro i vertici del Bo punta il dito l’”Onda”: «Quanto accaduto è anche colpa del rettore Milanesi – termina lo studente di Scienze politiche – Non possiamo stare zitti di fronte a quanto accaduto».
«Queste giornate – ha aggiunto il leader del Collettivo di Scienze politiche, Omid Firouzi – sono importanti perché hanno riacceso lo spirito dell’”Onda”. Mercoledì prossimo organizzeremo un’assemblea di Ateneo in cui discuteremo dei fatti accaduti in questi giorni, ma soprattutto della condizione dell’università e della sua gestione».
Senza escludere eventuali prossime occupazioni: «Chiederemo, da marzo – termina Firouzi -, a Scienze politiche, un’aula auto-gestita e l’apertura della Facoltà per alcune notti bianche».
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ma leggete i precedenti di questo "ragazzo che passava per caso", ai lavori forzati lui e la gente come lui.
dal Gazzettino di Padova:
È pericoloso: convalidato l’arresto |
Fontolan ai domiciliari. Il 18 febbraio verrà giudicato con rito direttissimo |
Giovedì 12 Febbraio 2009, |
È stato convalidato l’arresto di Davide Fontolan, bloccato dalla polizia per violenza e resistenza a pubblico ufficiale martedì mattina durante le manifestazioni del Giorno del Ricordo. Il trentunenne padovano, già noto agli investigatori della Digos, ieri mattina è comparso davanti ai giudici del Tribunale collegiale, presieduti da Lara Fortuna, per essere processato con rito direttissimo. L’avvocato Aurora D’Agostino, difensore dell’imputato, ha chiesto i termini a difesa. Il Tribunale ha convalidato l’arresto, ma non l’ha scarcerato. Gli sono stati concessi gli arresti domiciliari. Fontolan ha dei precedenti specifici e i giudici lo hanno ritenuto socialmente pericoloso. Il processo verrà celebrato il 18 febbraio. A rappresentare l’accusa in aula c’era il pubblico ministero Federica Baccaglini. I giudici hanno ascoltato il vicequestore Marco Calì, dirigente della Squadra mobile, che ha provveduto all’arresto del giovane. Fontolan si è difeso. Dice che non ha colpito con un pugno al volto un dirigente della Divisione anticrimine. Sostiene che le nei filmati lo si vedrà con le mani alzate perchè cercava di difendersi dall’attacco della polizia. Perchè si trovava con il Collettivo? Dice che passava di lì, casualmente, e si è unito agli amici. Di diverso tenore la deposizione del vicequestore Calì. I fatti verranno ricostruiti durante il processo. I questi ultimi anni gli investigatori della Digos avevano in qualche modo perso le tracce di Fontolan. Nel 2002 era stato denunciato per resistenza e radunata sediziosa, sempre nello stesso anno denunciato per turbata attività del commercio, nel 2004 denunciato per ingiuria a pubblico ufficiale e per concorso in estorsione, poi denunciato anche per detenzione di droga a scopo di spaccio (era stato trovato con 28 grammi di hascisc), infine denunciato per l’invasione del palazzo delle Debite, in piazza delle Erbe, ex sede dell’Inps. Il Collettivo voleva impedire il presidio autorizzato organizzato dai militanti di Forza Nuova, i quali intendevano ricordare proprio davanti al Palazzo del Bo le vittime delle foibe, in memoria delle quali hanno depositato un mazzo di fiori. Ma la situazione è ben presto degenerata perchè una ventina di esponenti del Collettivo di Scienze Politiche ha aggirato l’edificio dell'Ateneo, intrufolandosi in via Cesare Battisti, da dove ha lanciato le transenne metalliche contro le forze dell’ordine. |
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La classifica dei capoluoghi meno sicuri,
ecco come hanno votato i lettori di Gazzettino.it
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